Tra la Valdinievole e la piana di Lucca sorge un colle dove da sempre si coltiva la vite. Addirittura prima che quella collina prendesse il nome di Montecarlo (1333) i suoi vigneti e i suoi vini erano conosciuti. Come attesta un documento del 846 d.c. Nella zona veniva prodotto “vino puro, di uva pigiata tre volte secondo le regole, e poi svinata”. Vivinaia, così si chiamava l’antico borgo di contadini, era proprio nel mezzo della strada che collegava la Cassia con la Francigena. Quella via era chiamata Viavinaria (via del vino) perché attraversava un territorio completamente vitato. Dai pendici assolati delle “Coste di Vivinaia” veniva prodotto un vino “chiaro, vermiglio, puro e franco”. Quando nel 1331 le truppe fiorentine distrussuro il borgo di Vivinaia per vendetta contro Lucca, i lucchesi dettero il permesso, ai contadini sopravvissuti, di costruire un nuovo borgo vicino alla rocca del Cerruglio, aiutandoli anche nella costruzione di una cinta muraria a difesa del paese. Il nuovo paese fu dedicato a Carlo, figlio di Re Giovanni Di Boemia, liberatore della repubblica di Lucca dai Pisani, futuro Imperatore: Mons Caroli, il monte di Carlo.
Quando nel 1437 i Medici conquistarono Montecarlo i suoi vini bianchi furono apprezzatissimi in tutto il gran ducato, tanto che sulle tavole di Cosimo I de Medici si bevevano i trebbiani montecarlesi. Figura Chiave per la nascita del moderno Montecarlo Bianco è sicuramente Giulio Magnani, proprietario della Fattoria Marchi-Magnani, che nel 1870 intraprese un viaggio in Francia per conoscere i segreti della vitivinicultura e dell’enologia d’oltralpe. Quest uomo curioso e intelligente riportò sul colle vitigni e tecniche per “ingentilire”i suoi trebbiano e sangiovese. Grazie ai segreti che aveva carpito, Magnani, produsse un ottimo vino che prese il nome di “Chablis di Montecarlo”. Il nuovo vino ebbe talmente tanta fama che era l’unico bianco presente al banchetto di nozze tra il Principe Umberto di Savoia e Maria Josè al quirinal nel 1930.
Ma quali zone ha visitato Magnani? Secondo gli studi svolti da Roberto Forassiepi, Presidente dell’Associazione ProMontecarlo e socio fondatore della F.I.S.A.R. Montecarlo, il disciplinare dell’attuale Montecarlo D.O.C. ci può aiutare a capire. Il Montecarlo Bianco si produce con Trebbiano Toscano, dal 40% al 60%, in concorso con un vitigno autoctono, il vermentino, e cinque internazionali, il Semillon, il Roussanne, il Pinot bianco, il Pinot grigio e il Sauvignon.
In base alle ricerche di Forassiepi, la presenza del Roussane e del Semillon nel disciplinare montecarlese è una cosa più unica che rara nel panorama enologico italiano. Da dove provengono?
Il Roussanne è coltivato nell’Alta Valle del Rodano mentre il Semillon è coltivato nella zona di Bordeaux. La presenza a Montecarlo di questi due vitigni rivela che Magnani visitò questi due territori e giustifica la presenza a Montecarlo anche del Viogner, del Merlot, del Sauvignon e del Cabernet.
Vi invitiamo a scoprire e a brindare con questo vino così francese e così profondamente toscano, unico e caratteristico.
Le cose buone vanno condivise.